Nel territorio della Brianza trova le proprie origini la famiglia Bugatti il cui nome, a partire dalla seconda metà dell’800, si lega indissolubilmente a quello del pittore Giovanni Segantini. I membri di queste due famiglie si distingueranno tra il 1800 e il 1900 per una genialità ed una creatività fuori dal comune, tanto da influenzare profondamente i diversi contesti culturali (design, ingegneria, arte) in cui opereranno sia in Italia che all’estero.

Come ben descrive Rossana Bossaglia: “[…] la famiglia Bugatti era caratterizzata, già a partire dal padre di Carlo – e chissà, andando ancora indietro -, da un’originale creatività artistica; e non si ravvisa stacco o incongruenza tra l’immaginazione applicata a oggetti d’arredamento e quella legata alla tecnica; soprattutto quando quest’ultima si traduce in una geniale progettualità e non si limita a occuparsi della funzionalità meccanica, ma si applica all’ideazione di strutture insieme pratiche ed estetiche”. (R. Bossaglia, I Bugatti, Varese, 1997.)

I diversi membri delle famiglie Bugatti e Segantini sono stati capaci di distinguersi a livello internazionale in diverse aree creative, in particolare: in campo automobilistico, Ettore Bugatti e Jean Bugatti; nel design, Carlo Bugatti; in pittura Giovanni Segantini e Gottardo Segantini, in scultura Rembrandt Bugatti.

 

Carlo Bugatti (1855-1940), dopo gli studi all’Accademia di Brera e all’Ecole des Beaux-Arts di Parigi, inizia a lavorare intorno alla fine degli anni ‘70 presso l’ebanista Mentasti di Milano, città dove nel 1888 fonda il suo primo laboratorio. A questo affianca nel 1890 lo studio parigino che segna l’inizio di una straordinaria carriera internazionale scandita da numerosi premi e riconoscimenti, e segnata dalla costante collaborazione con aziende brianzole.

I suoi mobili, o meglio, le sue opere d’arte, si distinguono nettamente nella produzione di fine ‘800; si tratta di pezzi unici, per la realizzazione dei quali utilizza materiali costosi, veri e propri oggetti di desing, nel senso moderno del termine. Carlo disegna, progetta e realizza mobili raffinati dalle linee originali, le cui forme orientaleggianti incontrano il gusto esotico-moresco tipico dell’epoca, e segnano il trionfo dell’Art Nouveau. Una mente creativa quella di Carlo, capace non solo di immaginare mobili innovativi ed eccentrici, ma anche di concepire la loro produzione e il loro mercato in termini inediti, anticipando le moderne tecniche di marketing.

 

 

Giovanni Segantini (1858-1899), originario di Arco, compie la sua formazione artistica a Milano, città in cui si era trasferito ancora bambino. Qui frequenta l’Accademia di Brera grazie al sostegno economico dei lavori svolti presso le botteghe artigiane cittadine, ed entra in contatto con il suo ambiente artistico-culturale. I primi dipinti di Segantini sono ancora segnati dall’influenza del verismo lombardo, ma ben presto si libera di tali stilemi cercando mezzi d’espressione propri e innovativi, tanto che già dal 1879, grazie alla visibilità offertagli dall’Accademia, viene notato da personaggi di spicco come il gallerista Vittore Grubicy, con il quale instaura un rapporto di amicizia che durerà tutta la vita. Giovanni Segantini si lega alla famiglia Bugatti grazie all’importante e peculiare rapporto con Bice Bugatti, sorella di Carlo, donna colta e carismatica. La profonda relazione tra i due favorisce da subito il genio di Segantini, che troverà in Bice una compagna di vita con cui condivide l’arte  e l’amore. Il contatto poi con la famiglia Bugatti consente una concreta internazionalizzazione delle sue opere. Da Milano Segantini si trasferisce prima in Brianza, e successivamente in Svizzera, vivendo tutta la vita da apolide al fianco di Bice, che lo seguirà in ogni suo spostamento. Nel territorio brianzolo ha operato tra i paesi di Vedduggio, Pusiano, Caglio, Oggiono, a Desio incontrava l’amico Vittore di Grubicy, Caterina Bugatti e  altri parenti di Bice che abitavano tra Nova Milanese e Incirano. Come testimonianza di questo periodo, il Segantini ci ha lasciato i famosi quadri che richiamano le suggestive atmosfere del territorio: Zampognari in Brianza (1883-1885, National Museum of Western Art, Tokyo); Ave Maria a trasbordo (I versione, 1882, Collezione privata, Zurigo e II versione, 1886, Fondazione Otto Fischbacher, San Gallo); Studio per A messa prima (1885, Collezione Georg Schaefer, Euerbach); Alla stanga (1886, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma).

I paesaggi incontrati e amati da Giovanni sono i soggetti principali delle sue opere che, nella fase matura della sua produzione, si caratterizzano per la straordinaria luminosità dei colori accostati puri sulla tela con sapiente tecnica divisionista. Segantini infatti è il massimo esponente del Divisionismo italiano, che con lui si arricchisce di accenni mistici e simbolici di grande suggestione, frutto soprattutto dell’isolamento volontario cercato presso la località alpina di Maloja, in Engadina, dove vivrà fino alla data della precoce morte. La fama di Segantini alla fine dell’800 raggiunge una diffusione eccezionale grazie anche alla sapiente promozione internazionale di Grubicy che, nel 1889, lo presenta all'Italian Exhibition di Londra. I consensi da lui ottenuti saranno tali da permettergli di progettare il padiglione dell’Engadina per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900, purtroppo mai realizzato per mancanza di fondi. L’opera di carattere universale del Segantini resta comunque indiscussa fino alla prima guerra mondiale, permettendogli di affermarsi anche nel ventesimo secolo come un grande innovatore sia nella visione che nella tecnica .

 

Ettore Bugatti (1881-1947) era il primogenito di Carlo Bugatti e di Teresa Lorioli. Ha svolto un ruolo fondamentale in campo tecnico-ingegneristico distinguendosi per genialità creativa e raffinato gusto estetico. Il suo apprendistato inizia nella ditta Prinetti & Stucchi all’età di soli 17 anni, nel 1900 realizza il suo primo modello di automobile, e nel 1901 si trasferisce in Alsazia lavorando come direttore tecnico della ditta De Dietrich. Pochi anni dopo fonda a Molsheim la sua propria azienda: inizia così il mito delle automobili Bugatti, icone di stile, gusto, velocità; caratterizzate da linee eleganti e innovazione tecnica, elementi che ancora oggi contraddistinguono queste vetture di lusso.

 

 

 

Rembrandt Bugatti (1884-1916) era il fratello di Ettore. Eccellente scultore, Rembrandt, il cui nome fu scelto dallo zio Giovanni, si dedicò quasi esclusivamente alla creazione di sculture di soggetto animale. Dotato di grande talento e di una grande amore per la natura trascorreva molto tempo a studiare gli atteggiamenti, le abitudini e i movimenti degli animali esotici negli zoo di Parigi e Anversa, spesso ritraendoli dal vero con acuto spirito d’osservazione. Ebbe particolare influenza sulla sua prima produzione artistica lo scultore russo Paolo Troubetzkoy, amico del padre Carlo, e successivamente il gallerista Adrian Aurelien Hébrard che produsse i suoi bronzi e ne promosse la vendita.

Di carattere schivo e solitario e di animo particolarmente sensibile l’esperienza della Prima Guerra Mondiale, con i suoi orrori e la sua violenza, lo scossero profondamente, tanto che, ormai tornato a Parigi, l’8 gennaio 1916, a soli 32 anni, si tolse la vita dopo aver scritto una commovente lettera alla zia Bice cui era molto legato.

 

Ettore Bugatti, Bugatti Type 41 Carlo Bugatti, coppia di sedie, 1900 ca. Carlo Bugatti, sedia asimmetrica in legno e rame Rembrandt Bugatti, Leopardo, 1911 ca.